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Il money management

Pensi davvero che il trading sia fatto di sapere dove entrare e dove uscire? Credi che un prezzo sappia di essere alla fine di un ciclo trimestrale, di essere all’interno di un cuneo formato da un ventaglio di Gann, o di essere appoggiato su una media mobile colorata? Tutt’altro. Il trading è soprattutto gestione del denaro. E in questo corso vediamo di smontare qualche falsa credenza.

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Bentrovati. In questo video affronteremo un importante argomento, molto più importante di quello che può sembrare, il money management.

Inizio con il dire, senza paura di essere smentito, che la conoscenza e l’utilizzo delle regole basilari del money management rappresentano, l’unica speranza di salvezza della maggior parte dei trader che utilizzano i convenzionali strumenti di analisi. spesso purtroppo senza che neppure lo sappiano o se ne rendano conto

Vista l’importanza dell’argomento, parlerò in modo particolarmente esplicito e diretto.

Mi auguro comunque che sia utile ed abbia un po’ l’effetto di una sveglia che suona al mattino, ognuno poi sarà libero di spegnerla e girarsi dall’altra parte oppure alzarsi e guardare oltre all’orizzonte.

La stragrande maggioranza dei trader ritiene che la discriminante del successo nell’attività di trading sia costituita dalla capacità di individuare e definire una valida strategia di ingresso o uscita dai titoli in grado di generare costantemente profitti dal mercato. Di conseguenza si impegna molto nello studio delle principali tecniche fino a trovare quella che risponde al meglio alla propria concezione dei mercati e delle variabili che influenzano con maggior incidenza le relative oscillazioni. Sarei dovuto entrare qui, sarei dovuto entrare lì, avrei potuto chiudere qui ect ect. Sono queste le principali frasi che si sentono dire da chi guarda ciò che è già accaduto sui grafici, cercando addirittura di ricavarne un pattern ricorrente o un Graal per le nostre prossime azioni.

Bisogna considerare – invece – che la differenza sostanziale tra un trading vincente e uno mediocre la fanno tre cose:

  • La conoscenza di ciò che stiamo negoziando
  • L’assetto psicologico
  • La gestione del denaro

Tutte le tecniche di trading conosciute ed applicate dalla stragrande maggioranza dei traders, analisi ciclica, incroci di medie mobili, oscillatori, indicatori statistici, volumetrici e di volatilità e chi più ne ha più ne metta, sono per loro natura illusorie e perdenti. Sono calcolate sul prezzo, e il prezzo si è già manifestato essendo il prezzo stesso la derivata prima degli scambi monetari.

L’unico dato certo è che oltre il 90% dei trader soccombe al mercato e non fa quasi mai in tempo ad imparare dai propri errori e tende sempre a dare la colpa al “mercato” alle manipolazioni, alle macchinette ect ect. Quasi mai però che qualcuno faccia autocritica, che approfondisca la materia e comprenda dove ha sbagliato e che si renda conto che utilizzando i soliti strumenti ha operato praticamente al buio.

C’è un dato di fatto incontrovertibile che dobbiamo sempre ricordare: Il mercato è mosso solo dal denaro e da interessi contrapposti di una miriade di operatori, ed un prezzo non saprà mai di essere alla fine di ciclo trimestrale oppure di aver attraversato una particolare media mobile oppure di aver toccato livelli di ipercomprato su uno dei tanti oscillatori di momentum. Il mercato reagisce solo ai reali posizionamenti monetari degli operatori e questi posizionamenti sono tutto meno che casuali e rispondono a delle precise regole di money management e moneyness.

L’unica salvezza che ha questo genere di Trader intrappolato in una visione del mercato così miope è SOLO un corretto e coerente uso del money management applicato al proprio portafoglio e che di conseguenza tiene a freno la componente psicologica. Solo così riescono a stare a galla il più a lungo possibile.

Per tentare di essere profittevoli è necessario aprire la mente e guardare oltre al solito indicatore colorato, cercando di capire quali sono i veri trigger che muovono il mercato e possono dare o togliere impulso, e allora è molto più probabile riuscire ad essere costantemente profittevoli, applicando anche le solite corrette regole del money management, che non sarebbero solo l’ancora di salvezza, ma uno strumento in più, da avere nella cassetta degli attrezzi.

ll Money Management è gestione del denaro. La corretta gestione del denaro è la differenza tra un trading vincente ed uno perdente. Una corretta operatività sul mercato è costituita al 90% dal money e portfolio management. Un fatto, questo, che la maggior parte delle persone non riesce o non vuole comprendere. Una volta che si ha il corretto Money Management, la disciplina e la psicologia completano la figura del buon investitore.

E’ sorprendente constatare che molti trader non abbiano alcuna idea di cosa sia il money management, Come dice la parola stessa, vuol dire gestione del capitale, ovvero capire quanta parte del nostro capitale bisogna impiegare per ogni singola operazione di trading.

Ebbene, visto che il capitale a disposizione per il trading rappresenta la risorsa fondamentale con cui affrontare questa attività, non possiamo permetterci operazioni che – pur avendo buone chance di riuscita – possano metterlo a repentaglio.
In altre parole, anche se in passato una determinata tecnica si è dimostrata profittevole, nulla vieta che in futuro la stessa operazione potrebbe generare una perdita dal momento che ogni trade risulta indipendente ed il mercato è condizionato da aspettative sempre diverse

Perciò, adottare un buon sistema di money management, ossia un insieme di regole che devono indicare al trader quanto investire in ciascuna operazione in modo che anche se le cose dovessero andare male, l’impatto della singola perdita non possa intaccare più di tanto il capitale a disposizione, è saggio e giusto altrimenti si rischia, non soltanto di perdere tutti i guadagni passati, ma anche di intaccare il capitale destinato al trading.
In sostanza è un sistema per mantenere il rischio a un livello considerato accettabile, in funzione delle capacità di ciascuno di assorbire l’inevitabile stress che ne deriva. In questo modo, si ridurrà al minimo la componente emotiva che rischia di farci prendere decisioni sbagliate quando siamo sotto pressione. Il rischio va considerato sempre con il massimo rispetto: che ci piaccia o no, è il nostro compagno d’avventura ed è sempre presente.

Fissiamo dunque il primo punto: protezione e la salvaguardia del proprio capitale soprattutto per chi si accinge ad operare sui mercati finanziari.
Solo se riusciamo a non diminuire l’efficienza del nostro capitale possiamo sperare di rimanere abbastanza a lungo sul mercato per poter continuare ad operare ed ottenere i profitti desiderati. Se ci convinciamo di questo, se lo riteniamo assai più importante del cercare disperatamente un gain, presi dalla frenesia che è assai simile a quella che assale i giocatori di azzardo, allora siamo sulla buona strada.

Ne deriva che nel fare trading – come prima cosa – ci dobbiamo occupare di tagliare le perdite e poi successivamente di ottimizzare i profitti.
Le perdite fanno parte – come si sa o si dovrebbe sapere – del gioco, è una componente impossibile da eliminare nell’attività di trading, ma può essere adeguatamente controllata e gestita.

Il primo concetto da fissare in mente è quello di drawdown vale a dire “la quantità di denaro che si può perdere nella attività di trading, espressa in termini di percentuale del capitale totale a disposizione” lo possiamo vedere come la serie negativa consecutiva di trade perdenti (tanto per avere un riferimento geometrico diciamo che il drawdown è la differenza tra un picco ed una valle in un grafico di una equity line). Ebbene, il sistema di trading o la tecnica operativa che si intende adottare, o che abbiamo usato fino ad oggi, deve presentare un drawdown massimo tale da non intaccare l’efficienza del nostro capitale a disposizione.

Il drawdown rappresenta la vera bestia nera con cui il trader si confronta. Succede spesso, che il trader collezioni per esempio una serie di trade vincenti che lo portano nel giro di poco tempo ad accumulare un consistente guadagno. Contemporaneamente egli sviluppa una condizione psicologica sbagliata, una certa confidenza nei comportamenti, che lo portano a sottovalutare i rischi assunti sul mercato. Poi, inevitabilmente arriva la serie negativa, ossia il brusco ed incontrollato drawdown, che lo spazza definitivamente via dal mercato.
Non sono casi isolati e succede molto più spesso di quello che pensiamo.

Prima di entrare nel dettaglio delle regole di money management facciamo un esempio che mostra il diverso approccio assunto tra un trader principiante e trader professionista nei confronti dell’apertura di una posizione a mercato.

Un principiante apre generalmente una posizione mettendo l’accento sulla vincita cioè a quanto potrà guadagnare. Questo tipo di atteggiamento mentale tende a sottovalutare a priori la possibilità che l’operazione possa generare una perdita.

Al contrario un trader professionista apre una posizione sul mercato mettendo l’accento sulla perdita, conscio dell’imprevedibilità del mercato e della possibilità che la sua posizione possa generare anche una perdita per cui calcola esattamente a priori quanto è disposto a sopportarla.

Nel primo caso, avendo come obiettivo quello di ottenere grosse vincite, il rischio che si corre è quello di assumere una posizione troppo grande rispetto al livello di capitale detenuto sul proprio conto. Il risultato e che accanto a vincite più o meno grandi ottenute per bravura o per fortuna ci saranno grosse perdite che avranno un impatto fortemente negativo sulla propria performance andando non solo a cancellare ciò che si era fatto di buono precedentemente ma addirittura a perdere più di quanto si era guadagnato.

La ragione di questo risultato va ricercata nella difficoltà di recuperare denaro dopo aver subito una grossa perdita, in quanto sarà richiesta una performance sempre più elevata in funzione delle dimensioni della perdita.

Per esempio, qualora si dovesse perdere il 50% del capitale di partenza per ritornare in pareggio dovremmo guadagnare il 100% del capitale residuo.

Il grafico riportato ci mostra la curva del drawdown e di come la percentuale necessari per recuperare la perdita cresca in modo esponenziale rispetto alla perdita percentuale e spiega i motivi per cui bisogna mantenere le perdite a un livello contenuto in quanto risulta relativamente più facile il loro eventuale recupero.

L’approccio dei professionisti segue proprio questo criterio cioè quello di mantenere a un livello contenuto le perdite che inevitabilmente si produrranno dalla propria operatività sul mercato in modo tale da non pregiudicare la loro possibilità di recupero. Perciò aprono solo posizioni adeguate al loro capitale totale realizzando una serie di piccole perdite – del tutto inevitabili nel trading – accanto a una serie di piccoli guadagni e ad alcuni grossi gain che faranno lievitare in alto la performance complessiva.

Quindi il nostro obiettivo consiste – a parità di valore tra vincite e perdite – nel realizzare un numero di profit superiore a quello dei loss. Se quando vinco incasso 1 e quando perdo ci rimetto 1 è chiaro che l’unico modo che ho per ottenere un profitto complessivo è quello di ottenere un numero di vincite superiore alle perdite.

Il nostro secondo obiettivo consiste – a parità di numero tra vincite e perdite – nel realizzare chiusure di operazioni in guadagno di entità superiore ai loss. Se quando vinco incasso 2 e quando perdo ci rimetto 1 è chiaro che alla lunga non potrò che ottenere un profitto complessivo.

Va da sé che la situazione ottimale – a cui la maggior parte dei trader aspira – è quella che si ottiene con l’unione dei due sistemi.

Quando il mercato conferma la nostra idea di trading, dobbiamo essere in grado di avere liquidità sufficiente per le volte precedenti e successive in cui non ci darà ragione. Per questo motivo un trader che si rispetti deve operare necessariamente con un rapporto rischio/rendimento possibilmente superiore ad 1 o con speranze matematiche superiori al 51%

Ma cos’è il rischio rendimento?

Il Rischio/Rendimento è’ semplicemente il rapporto tra il potenziale rischio e il potenziale guadagno.

  1. Il rischio massimo per ogni operazione, cioè la massima perdita che possiamo sopportare, può essere predeterminato con l’inserimento di uno stop loss.
  2. Il rendimento invece rappresenta il possibile guadagno che può essere stimato stabilendo un target di prezzo. Quindi una volta aperta la posizione sul mercato, oltre a definire l’entità dello stop loss, dobbiamo identificare un target, cioè un punto d’arrivo dove presumibilmente prenderemo profitto.

Quindi il trader professionista è sostanzialmente un operatore avverso al rischio in particolare ad un rischio minimo associa un rendimento atteso soddisfacente. E’ più attento a non perdere che a cercare di guadagnare e non si lancerà mai in operazioni insensate e ad alto rischio, anche se queste dovessero presentare un rendimento atteso piuttosto elevato.

Arrivati a questo punto fissiamo un altro concetto molto importante! In un gioco caratterizzato da un’aspettativa matematica negativa nel lungo periodo non esiste alcun sistema di money management in grado di farci vincere. In definitiva prima ancora di aprire qualsiasi posizione, e quindi decifrare quanto capitale utilizzare, bisogna partire con un vantaggio probabilistico rispetto alla controparte che ci troviamo di fronte, cioè un vantaggio competitivo rispetto al mercato.
In altre parole – prima di parlare di money management – dobbiamo avere un sistema caratterizzato da una speranza matematica di profitto positiva o valore atteso positivo.

Ecco quindi gli ingredienti che rendono il nostro trading coerente con il mercato, profittevole e sostenibile nel lungo periodo:

  • Lettura dei posizionamenti monetari
  • Money management
  • Risk management
  • Speranza matematica

E scendiamo nel dettaglio delle regole di base del money management.

Sono le regolette di buon senso che trovate ovunque. Sono regole base costruite per quel genere di trader poco evoluto che fa affidamento a indicatori più o meno colorati, ad analisi di mercato che si basano su improbabili correlazioni di tempo e prezzo, a tutti coloro che credono che i prezzi conoscano Gann e Fibonacci. L’unica speranza che hanno di rimanere dentro al mercato è quella di rispettarle.

  1. rischiare una percentuale del 2% del capitale a disposizione per ogni operazione;
  2. essere investiti, al massimo, con il 20% del portafoglio;
  3. prima di aprire una posizione, valutare sempre la volatilità del mercato (sulla quale è anche possibile calibrare lo stop loss);
  4. maggiore è l’operatività, minore deve essere il livello di rischio;
  5. non incrementare o mediare mai una posizione in perdita;
  6. non procedere con stop “mentali”, ma con ordini di vendita effettivamente posizionati.

Per gli altri, quelli che sanno guardare dove bisogna guardare, le regole del money management sono altre, e le affronteremo nei video operativi dove entrerà a pieno titolo la VA – Funzione di Ripartizione – con i suoi importanti Trigger VA0 – VA40 – VA80

Nei video Operativi quando parleremo della VA40 e della VA80, spiegheremo approfonditamente quanto margine di garanzia massimo utilizzare, quali strumenti utilizzare, se preferire operatività in vendita o in acquisto e perché. Ognuno di questi trigger ha una ben precisa regola e metodologia operativa ed una precisa elaborazione del money management.

Grazie per l’ascolto, ai prossimi video.